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“Non è bella, la vita dei pastori in Aspromonte…”: con questo celebre, secco incipit, Corrado Alvaro ci introduce, in Gente in Aspromonte, nel racconto di una terra dove tutto sembra ostile a uomini e bestie. “In questo paese anche la pioggia è nemica. O non ci si accosta per mesi o si rovescia da tutte le cateratte”: la terra sembra navigare sulle acque, franano i campi faticosamente lavorati, i paesi arroccati sulla montagna e i sentieri sui burroni dove precipitano spesso le bestie per la rovina del pastore. Neppure la vita densa e calda del paese sembra dare pace a questa umanità perché l’invidia e gli odi segreti serpeggiano nei vicoli, nei timori ancestrali del maleficio e talvolta esplodono in un coro di maledizioni di soglia in soglia.
Ancora oggi è presente nella Piana di Rosarno un lago di acqua dolce di origine
naturale, l’ultimo della fascia costiera della Calabria meridionale aventi tali
caratteristiche. Si tratta del lago dell’Aquila, un piccolo specchio d’acqua sito nel comune di Laureana di Borrello (prov. RC), a 35 m di quota s.l.m. La profondità media delle acque è di 3 m,
mentre la sua estensione è pari a 5,1 ettari. Il lago, che manca di immissari, è alimentato da fenomeni di risorgiva della falda idrica sotterranea e da alcune
piccole sorgenti attigue al lago stesso.
Ubicato alla confluenza dei fiumi Mesima, Metramo e Mammella, rappresenta l’ultima testimonianza di un ben più complesso ed articolato sistema lacustre e palustre esteso nella Piana di Rosarno fino agli inizi del ‘900...
Misurandoci con le fonti documentarie e cartografiche catastali ottocentesche di Reggio, pensammo di elaborare, ormai dieci anni orsono, uno strumento di ricerca per i nostri utenti dell'archivio che, lungi dall'avere alcuna pretesa di completezza, fosse una sorta di sintesi dei dati del catasto francese e di quello edilizio urbano che li aiutasse a orientarsi meglio in una prima fase delle loro ricerche sulla struttura urbana della città anteriore al terremoto del 1908.
L’Aspromonte ha fama d’essere inaccessibile, selvaggio e da queste caratteristiche sembra debba discendere una natura
primordiale e la conseguente integrità degli ecosistemi naturali.
Ciò è vero solo in parte perché non vi è luogo di questa montagna dove l’uomo non sia giunto ed abbia lasciato il segno della sua presenza.
Lo sfruttamento delle risorse forestali dell’Aspromonte iniziò, infatti, già in epoca romana (I sec. d.C.) quando i boschi della Calabria erano conosciuti per essere «...pieni di piante servibili
alla costruzione di case, vani ed ogni altro uso. Crescono ivi in gran copia, altissimi abeti e pioppi, ampi faggi, frassini ed ogni sorta di alberi.
Sono essi fecondati dalle acque che vi scorrono e fanno sulle montagne con i rami continua ombra. Gli alberi prossimi ai fiumi ed al mare, tagliati interi dai ceppi e recati ai vicini porti,
materiali forniscono a tutta l’Italia per navi e case: quelli che ne sono lontani, ridotti in pezzi e portati sulle spalle degli uomini, somministrano remi, pertiche, domestici utensili e mezzi
d’ogni arme...
Studi e ricerche approfondite supportate da un’indagine capillare hanno consentito di ripercorrere le vicende che segnarono la politica della “Ricostruzione” a Reggio
Calabria successivamente al terremoto del 1908, coinvolgendo i principali esponenti dell’intellighentia cittadina in un dibattito propositivo sui «problemi di architettura e di decoro» della
rinascente città. Si trattava di figure eminenti del mondo accademico, quali Enrico Calandra e Camillo Autore, di funzionari dell’allora Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti, oltre ad
affermati professionisti, non solo calabresi, come Pietro De Nava, Antonino Bagalà, Pietro Paolo Farinelli, Pompilio Seno, tutti impegnati nella progettazione del restauro degli edifici ancora
riattabili o, in caso contrario, nella loro ricostruzione.
Ognuno di loro offrì il proprio contributo partecipando attivamente al dibattito incentrato sulla ricerca di un possibile compromesso tra il rispetto della tradizione artistica regionale e la
necessità di identificare uno «stile nazionale»...
Il processo di lavorazione della ginestra, ben attestato almeno fin dal tardo medio evo, è oggi un’attività quasi totalmente scomparsa; questa era un tempo un’attività quotidiana tipica femminile e svolta all’interno delle famiglie, con il preciso scopo di creare il corredo nuziale. Le analisi delle produzioni in ginestra all’interno della più ampia produzione cestaria, così come quella tessile (lana, cotone, seta, canapa e lino), ci porta a riflettere sui metodi e le tipologie dell’intero processo di manifattura dei filati...
Il rilievo oggetto d’indagine fa capo a una collezione appartenuta all’On. Giuseppe De Nava, illustre reggino, che si distinse per il ruolo preminente di politico e ministro durante i governi dell’Italia del primo Novecento. Durante la XXII legislatura sostenne l’iniziativa ministeriale della nazionalizzazione delle ferrovie e in qualità di Sottosegretario di Stato per l’Interno propugnò la legge sulla Calabria. Dopo il terremoto del 1908 che distrusse Reggio Calabria e Messina, De Nava sostenne le leggi in favore dei territori colpiti dal sisma consentendo l’avvio della ricostruzione...
Tra le opere confluite nella raccolta civica e pertinenti la collezione così detta «propria», secondo la definizione che ne dà Placido Olindo Geraci nel suo volume L’Arte bizantina medioevale e moderna del 1976, vi sono alcune testimonianze figurative provenienti da donazioni di privati cittadini costituite rispettivamente da un Trittico con Storie di Cristo e della Vergine ed una tavola con l’Adorazione dei Magi databili - come proposto dagli studi che ad esse hanno rivolto attenzione - al XVI secolo. Esse risultano significative ed interessanti in quanto espressione sotto il profilo iconografico e di stile di un linguaggio che, pur caratterizzato dal perdurare di stilemi bizantineggianti manifesta, di fatto, aperture ed aggiornamenti conseguenti a maturati approfondimenti di coeve esperienze della cultura figurativa italiana...
Il 18 giugno 1882, giorno della festa dello Statuto, veniva inaugurato, alla presenza del sindaco On. Fabrizio Plutino, il Museo Civico di Reggio Calabria. La tanto attesa istituzione, nata per iniziativa di illustri studiosi di storia patria ed archeologici come Mons. Antonio Maria De Lorenzo e Domenico Spanò Bolani (solo per citarne alcuni) aveva come finalità quella di accogliere opere insigni e modesti prodotti di artisti locali, già in possesso di enti e corporazioni religiose soppressi per effetto del R.D. 3036 del 7.7.1866, nonché reperti archeologici provenienti dalle campagne di scavo connesse alla riedificazione cittadina successiva al sisma del 1783 e in occasione della realizzazione della linea ferrata Reggio-Eboli...
Il dipinto raffigurante Il martirio di San Lorenzo, oggi esposto presso la Pinacoteca civica di Reggio Calabria, proviene dalla collezione del nobiluomo e patriota reggino Federico Genoese, «uomo di molte virtù morali e civili e fino conoscitore di belle arti», come risulta dall'Inventario dei suoi beni mobili e mobilia redatto il 27 luglio 1848 dal notaio Luigi Lo Faro, «...altro quadro di palmi quattro di lunghezza per tre autore Cannizzaro indicante il martirio di S. Lorenzo valore ducati trecento...
Ci sono luoghi in cui la realtà si intreccia con la fantasia, in cui la natura è talmente forte e splendida da non sembrare possibile. Sono quei luoghi naturali, quei paesaggi, quei panorami, incontaminati o in cui la presenza dell'uomo è tangibile, che nei secoli passati hanno fatto da sfondo a storie leggendarie, alle imprese di eroi ed eroine la cui sola presenza li santificava come luoghi magici e particolari. L'uomo ha poi imparato a raccontare quelle storie che aveva creato affinché il mondo che lo ospitava potesse essere più comprensibile, senza mai dimenticarsi di diffondere il suo messaggio agli altri uomini e in particolare la sua gratitudine all'ambiente naturale e ai suoi magici abitanti. Quelle storie sono arrivate fino a noi e sono diventate parte integrante della nostra cultura; storie che raccontiamo ai nostri figli perché la tradizione non vada dispersa, ma anche perché in fondo, pur non ammettendolo, abbiamo bisogno, nella nostra vita, di ripercorrere i luoghi della Meraviglia...